Riforma dell’edilizia: cosa prevede la legge delega 2025?
Approvata, in Consiglio dei Ministri, la legge delega per la riforma dell’edilizia. Nelle intenzioni del Governo la revisione del Testo Unico per l’Edilizia (Legge 380/2001) dovrebbe semplificare le procedure amministrative per le autorizzazioni e il rilascio dei permessi di costruire, delle Segnalazioni Certificate di Inizio Attività (SCIA) e degli altri titoli del settore edilizio
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Riforma dell’Edilizia: cosa prevede la legge delega?
Il Consiglio dei Ministri del 4 dicembre 2025, su proposta dei Ministri Salvini e Casellati, ha approvato il disegno di legge di delega al Governo per la riforma del Codice dell’edilizia e delle costruzioni.
Come si legge sul sito ufficiale del Governo: La delega autorizza il Governo a compiere un’ampia e organica revisione della normativa in materia di edilizia e di sicurezza delle costruzioni, con l’obiettivo primario di semplificare, riordinare e razionalizzare i procedimenti amministrativi oggi disciplinati dalla Legge 380/2001. Il testo fa seguito al decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, cosiddetto “Salva casa”, che ha operato una prima semplificazione.
Razionalizzazione e semplificazione delle norme edilizie:
Nel settore dell’edilizia, la quantità di norme vigenti rende spesso difficile orientarsi tra autorizzazioni, requisiti tecnici e riferimenti legislativi. Per questo motivo, negli ultimi anni è emersa l’esigenza di razionalizzare e semplificare le disposizioni che regolano la progettazione, la costruzione e la sicurezza degli edifici. L’obiettivo non è introdurre nuove regole, ma mettere ordine in quelle esistenti, oggi frammentate e non sempre coordinate tra loro.
L’idea di fondo è quella di raccogliere le norme edilizie e quelle sulla disciplina tecnica delle costruzioni in un quadro omogeneo. Un testo unico aggiornato permetterebbe di ridurre incertezze interpretative e facilitare l’applicazione pratica delle disposizioni.
Armonizzazione delle norme vigenti
Un altro aspetto rilevante della riforma dell’edilizia, riguarda il raccordo con altre normative che incidono direttamente sull’attività edilizia. Tra queste rientrano la tutela dell’assetto idrogeologico, la disciplina sul superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche, e le norme relative alla stabilità e all’affidabilità delle strutture. Anche la sostenibilità ambientale delle costruzioni costituisce un elemento sempre più presente nella regolamentazione del settore.
Mettere in relazione questi ambiti consente di costruire un quadro normativo più coerente e aggiornato, capace di rispecchiare l’evoluzione tecnica e ambientale dell’edilizia contemporanea. Per progettisti e operatori, questo può tradursi in un percorso più lineare nella gestione dei progetti, mentre per cittadini e amministrazioni diventa uno strumento che contribuisce a rendere i processi autorizzativi più chiari e leggibili.
La razionalizzazione delle norme edilizie non rappresenta quindi solo un esercizio formale, ma un passaggio che punta a migliorare la chiarezza del sistema normativo, riducendo la complessità e favorendo una maggiore interoperabilità tra i diversi ambiti che regolano la costruzione degli edifici.
Cosa cambia davvero con l’approvazione della legge delega di riforma dell’edilizia?
Al momento, il DDL (Disegno di Legge Delega) è una cornice vuota che andrà riempita con le norme che il Governo dovrà emanare nel termine di 12 mesi. Il governo ha, infatti, un anno di tempo per adottare i decreti di revisione del Testo Unico, entro fine 2026 la riforma dell’edilizia dovrebbe vedere la luce.
Ecco i punti principali:
1. Coordinamento e aggiornamento delle norme
- Rendere coerenti e aggiornate le regole sull’edilizia con quelle su urbanistica, beni culturali e paesaggi, salute pubblica, fisco e altre norme collegate.
- Stabilire quali parti della normativa spettano allo Stato e alle Regioni, e definire una normativa uniforme, superare la frammentazione attuale dovuta a norme sparse, ripetute o in contrasto tra loro.
2. Semplificazione per cittadini e imprese
- Creare un punto unico di accesso dove presentare tutte le pratiche edilizie.
- Evitare che vengano richiesti documenti già in possesso della Pubblica Amministrazione.
- Definire procedure chiare, tempi certi e regole uguali in tutta Italia per ottenere permessi e autorizzazioni.
- Prevedere che piccoli interventi edilizi possano essere eseguiti senza permessi o con semplici comunicazioni.
- Ampliare l’edilizia libera (interventi che non richiedono permessi).
- Semplificare e digitalizzare tutte le procedure, fino ad arrivare a un fascicolo digitale dell’edificio.
- Ridurre tempi, adempimenti e costi burocratici.
3. Chiarezza sulle categorie di intervento edilizio
- Definire con precisione le varie tipologie di interventi (manutenzione, ristrutturazione, demolizione e ricostruzione, nuove costruzioni, piccoli lavori ecc.).
- Collegare in modo univoco ogni tipo di intervento al titolo edilizio necessario (CILA, SCIA, permesso di costruire).
- Distinguere chiaramente tra interventi che modificano il territorio, quelli che modificano edifici esistenti e quelli minori.
4. Stato legittimo degli immobili
- Semplificare le regole che stabiliscono quando un edificio è “legittimo”, cioè conforme ai titoli edilizi rilasciati nel tempo.
- Stabilire quali documenti servono e come devono essere presentati.
5. Regole uniformi per cambi di destinazione d’uso
- Rendere più semplice cambiare destinazione a un immobile (es. da ufficio a abitazione), soprattutto quando non cambiano le esigenze urbanistiche.
- Definire regole chiare per cambi con o senza lavori.
6. Sanatorie e abusi edilizi
- Classificare in modo chiaro tutti i tipi di abusi edilizi secondo gravità.
- Stabilire quali abusi possono essere sanati (nei limiti della legge) e con quali procedure.
- Rendere più rapide e prevedibili le procedure di sanatoria.
- Riorganizzare le sanzioni, rapportandole alla gravità dell’abuso.
- Garantire che, dove la sanatoria non è possibile, si proceda alla rimessa in pristino o alla demolizione, anche tramite procedure sostitutive se il Comune non interviene.
- Impedire agevolazioni fiscali per immobili con abusi non sanabili.
7. Contributi e costi edilizi
- Ridefinire in modo più equo, chiaro e proporzionato i contributi da pagare per gli interventi edilizi (compreso il contributo straordinario).
- Prevedere sconti o incentivi per interventi di rigenerazione urbana o che riducono il consumo di suolo.
8. Agibilità
- Semplificare le procedure per attestare che un edificio è agibile e stabilire quali documenti servono.
Cosa aspettarsi dalla riforma dell’edilizia?
La riforma dell’edilizia rappresenta un tentativo di affrontare nodi che da anni rendono complesso il rapporto tra cittadini, professionisti e pubblica amministrazione: norme stratificate, procedure eterogenee, definizioni non uniformi, burocrazia ancora legata a processi analogici.
L’esito del percorso legislativo determinerà la reale portata del cambiamento, gli obiettivi sono ambiziosi: semplificare, riordinare e rendere più comprensibile un quadro normativo che oggi appare spesso frammentato. Un passaggio che potrà incidere sulla qualità del costruito, sulla certezza delle regole e sulla capacità di programmare interventi in modo più trasparente e coerente.
Un processo ancora in evoluzione, che meriterà di essere seguito da vicino per valutarne gli effetti concreti su cittadini, tecnici e amministrazioni.
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