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Cedolare secca: Come funziona e cosa cambia nel 2024?

Cedolare secca: Come funziona e cosa cambia nel 2024?

Cedolare secca: Come funziona e cosa cambia nel 2024?

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Che cos’è la cedolare secca?

La cedolare secca è un’imposta sostitutiva agevolata sul reddito da locazione, con una tassazione al 10 o 21%. È facoltativa, il proprietario di un immobile locato può quindi scegliere questa opzione e pagare un’imposta del 10 o del 21 per cento in sostituzione dell’imposta Irpef. Per valutare la convenienza di questa scelta è necessario analizzare i singoli casi.

La tassazione del 10% agevolata si applica ai contratti concordati.

La tassazione del 21% si applica a tutti gli altri contratti di locazione a uso abitativo.

È possibile trovare locazioni commerciali di locali adibiti a negozi e uffici, per contratti stipulati nel 2019*, in cedolare.

Come funziona la cedolare secca?

Si calcola l’imposta del 10 o del 21 per cento a seconda della tipologia di contratto scelto, sul reddito da locazione, in sostituzione dell’imposta Irpef che prevede scaglioni dal 23 al 43%.

La cedolare secca comprende anche l’addizionale comunale e regionale; inoltre non sono dovute l’imposta di registro e l’imposta di bollo, ordinariamente dovute per registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione.

Per tutta la durata dell’opzione il locatore rinuncia alla facoltà di chiedere a qualsiasi titolo l’aggiornamento del canone di locazione, anche se previsto contrattualmente.

Cedolare secca, Cosa cambia con la legge di bilancio 2024?

Con la legge di bilancio 2024, approvata dal Consiglio dei Ministri, sale dal 21 al 26% l’imposta per le locazioni brevi, tipo Airbnb. Con questa decisione il governo si pone due obiettivi:

  • Porre un freno alla crescita esponenziale delle locazioni brevi e favorire gli affitti più duraturi;
  • Il secondo motivo è di tipo economico, in questo modo si recuperano risorse.

È doveroso precisare che la legge deve passare in parlamento per l’approvazione definitiva e potrebbe subire delle modifiche.

Quando si può scegliere la cedolare secca?

Si può scegliere di aderire al momento della registrazione del contratto di locazione, inserendo la scelta all’interno del contratto di locazione e segnalando l’opzione nel modello RLI  di registrazione del contratto. In caso di contratto in essere, si può esercitare la scelta entro 30 giorni dalla scadenza dell’annualità precedente, utilizzando sempre il modello RLI; si ricorda che in questo secondo caso è obbligatorio comunicare all’inquilino la scelta e la rinuncia all’aggiornamento del canone di locazione.

Quando conviene scegliere la cedolare secca?

Conviene scegliere l’imposta sostitutiva, quando si hanno anche altri redditi, perché consente di pagare un’imposta più bassa rispetto agli scaglioni Irpef che ricordiamo vanno dal 23 al 43 per cento.

Si risparmiano l’imposta di registro e di bollo e consente di non incrementare il reddito complessivo ai fini Irpef.

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A chi non conviene la cedolare secca?

Non conviene scegliere la cedolare se non si hanno altri redditi oltre all’affitto, o se complessivamente il reddito non supera la soglia di 8.174,00 (no tax area). Bisogna in ogni caso tener conto anche di altri fattori che incidono nella scelta dell’imposta sostitutiva; ad esempio un contribuente che ha delle detrazioni, potrebbe perdere una parte delle stesse, per effetto della riduzione del reddito complessivo.

Chi può aderire alla cedolare secca?

Tutti i proprietari (persona fisica) d’immobili locati a uso abitativo, come segue:

  • Imposta sostitutiva al 21% per i contratti di locazione a uso abitativo;
  • Imposta sostitutiva al 10% contratti di locazione concordato, stipulati in comuni con carenza di soluzioni abitative, densamente popolati, contratti transitori, contratto di locazione a studenti o in comuni colpiti da calamità naturali.                                                                                                          Dal 2019 anche le locazioni a uso transitorio di durata minima di un mese e massima 18 mesi, nei comuni ad alta densità abitativa, individuati dal D.L. 551 del 1988; Si tratta delle città di: Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia e dei comuni confinanti e dei comuni capoluogo di provincia.
  • Imposta sostitutiva al 21% i contratti di locazione d’immobili a uso commerciale, uffici e negozi, stipulati nel 2019, purché si tratti d’immobili di categoria catastale C/1 e di superficie non superiore a 600 mq., sono escluse le pertinenze.

Chi paga la cedolare secca paga anche l’IMU?

Sì. Il proprietario è obbligato a pagare l’IMU, anche se sceglie la cedolare secca, sono due imposte di diverse, l’IMU è un’imposta municipale, l’altra è un’agevolazione IRPEF, dovuta allo Stato. È possibile ottenere uno sconto del 25% sull’IMU se si sceglie il contratto concordato, a prescindere dalla cedolare.

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